Corriere Padano, 7 giugno 1941
[sul Concerto sinfonico, Ravenna, 5 giugno 1941]
Chi, qualche anno addietro, in occasione di una Mostra musicale del GUF, parlò con ammirazione del giovanissimo maestro che s’era presentato con la bacchetta in mano alla ribalta dell’Alighieri, non esagerò certo nel dire che Nino Maioli era una sicura promessa e che avrebbe potuto percorrere con grande successo le vie dell’arte.
Giovedì scorso, dopo un lungo silenzio, Nino Maioli si è ripresentato al pubblico ravennate; si è presentato quasi a rendere conto del tempo speso nello studio e nel lavoro e ha portato con sé tutte quelle qualità che si erano già decisamente annunciate, fatte ora più mature, più robuste.
Nino Maioli è un musicista nato: par quasi di vedere la musicalità del suo essere espressa anche dal fisico che vibra, investito dall’onda armoniosa; la sua figura alta, magra, composta nel gesto largo delle braccia, nel trepido flettersi delle mani, pare che ora si slanci a strappare il suono degli strumenti, ora si distenda a carezzare la dolcezza delle voci.
Di finissimo gusto nell’interpretazione, dotato di un’elasticità che gli consente di sentire e di rendere adeguatamente le composizioni più varie per concezione e per stile, sicuro nel guidare gli strumenti, egli dà anima alle esecuzioni, che portano l’impronta della sua personalità e sono chiare, pulite, eleganti. Con colorito felicissimo ed efficace, lumeggiando di “pianissimi” soavi e di “forti” vigorosi, curando minuziosamente ogni sfumatura, egli crea un equilibrio meraviglioso di masse sonore che si compongono in una perfetta armonia.
Insomma, Nino Maioli è, ormai, assai più di una promessa e può avviarsi deciso per quella via verso la quale la natura lo ha disposto: il successo non potrà mancargli […]